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Quando, col suo solito sorriso dolce e accattivante, Maria Rosa mi ha chiesto di scrivere la presentazione del suo nuovo romanzo “ La Bambola di Laura”, ho accettato subito con piacere, leggendo nei suoi occhi non solo un segno di stima nei miei confronti, ma il desiderio di essere accompagnata in questa nuova avventura.

 

So, per esperienza, che ogni autore, dopo la fatica della scrittura, cerca di creare le condizioni affinché l’opera “venga alla luce” nel migliore dei modi, come un figlio, che va accudito e curato prima che prenda il largo e viva di vita propria.

All’entusiasmo iniziale è subentrata però la paura di non deludere le sue aspettative e, soprattutto, quelle dei lettori, che si attendono da queste poche righe che io consenta loro di entrare nell’atmosfera del libro, senza pregiudicare in alcun modo la piacevolezza della scoperta della storia, senza sovrapporre la mia chiave di lettura a quella che ciascun lettore darà nell’intimità ed esclusività di quel rapporto unico e inscindibile che si viene a creare quasi magicamente fra lettore e pagina scritta.

Da qui l’estrema complessità del mio compito: dire e non dire, accennare senza argomentare, raccontare senza disvelare nulla.

Vi dirò allora che, come già fatto nel suo romanzo precedente “Un fiore giallo sull’asfalto”, l’autrice utilizza un approccio diacronico nel racconto della storia, spazio e tempo viene disarticolato secondo una visione circolare degli eventi, sicché inizio e fine si toccano e collegano e bisogna arrivare alla fine della storia perché tutto sia chiarito e ogni tassello trovi la sua giusta collocazione.

Questa tecnica narrativa mi ha fatto tornare alla memoria quando, - oddio quanto tempo è passato, i giovani non lo ricorderanno affatto-, si poteva entrare a cinema in qualsiasi momento e quindi capitava di vedere il secondo tempo e la fine prima dell’inizio e solo dopo, nella propria mente, si ricostruiva tutta la storia. Questo esercizio, deleterio da un punto di vista filmico, ci consentiva però di capire e sperimentare che prima di dare qualsiasi cosa per conosciuta e compresa bisogna risalire ai fatti, a tutti i fatti che l’hanno determinata, bisogna avere la pazienza di aspettare, di sospendere il giudizio finché tutto non sia chiarito, poiché ogni evento è causa e concausa di altri eventi e così all’infinito e bisogna avere la forza-voglia-pazienza per approfondire e capire.

 

Questo è, dunque il primo indizio che voglio darvi: la storia si dipana in tempi e luoghi diversi e distanti in modo da consentire ad ogni protagonista di chiudere il proprio cerchio personale, di fare i conti con la propria storia e trovare una via d’uscita, una ricomposizione intima al proprio dolore.

Di conti con il passato e ricordi dolorosi nel romanzo ce ne sono tanti, ma è anche indicata la strada per superarli: l’amore. È questa l’unica via per perdonare e vivere una vita serena; amore, declinato in tutte le sue accezioni, sviscerato in tutte le sfaccettature, in cui tutti i protagonisti della vicenda troveranno perdono e fiducia nel futuro.

 

Seppure è un romanzo che affronta temi tragici, quali violenze fisiche e morali, distacchi e abbandoni, non può dirsi pessimista, vi è sempre la speranza di una redenzione che attraverso l’amore e il perdono supera gli eventi.

La storia e la personalità dei protagonisti emergono non già dal racconto della scrittrice, ma in maniera diretta dai loro dialoghi, che sono sempre serrati, spontanei e credibili, in modo che la vicenda si dipana davanti agli occhi del lettore quasi come una sceneggiatura, senza la mediazione dello sguardo dell’autore, la cui voce rimane nell’ombra, in un realismo scenico che rende la lettura scorrevole e piacevole.

Ma non posso concludere queste brevi note senza rilevare la concezione religiosa della vita che permea di sé tutti i personaggi. Anche quelli a prima vista negativi, quelli che hanno un comportamento abbietto e amorale rivelano, alla fine, un profondo senso religioso e superano, attraverso la fede, le gravi perdite, i traumi e le violenze subite.

Ogni personaggio ha un comune denominatore: l’affidamento a Dio da cui trae la forza per cambiare e migliorarsi in una “resurrezione psichica” che coinvolge tutti i protagonisti che si evolvono e modificano la loro condotta, espiano le loro colpe, ma nessuno rimane uguale a se stesso, cristallizzato in una prospettiva, nel male o in un gesto riprovevole compiuto. Per tutti vi è una speranza di salvezza, pare voler sostenere l’Autrice: chiunque può redimersi se lo desidera veramente e il perdono è una conseguenza di tale percorso salvifico.

Di più non posso e voglio dirvi, leggetelo tutto d’un fiato come ho fatto io... vi stupirà..

 

 

Anna Vasques

La bambola di Laura

€ 16,00Prezzo
  • Autore: Maria Rosa Emma

    Editore: Maurizio Vetri Editore

    Collana: Narrativa

    Anno edizione: 2022

    In commercio dal: 9 maggio 2022

    Pagine: 192 p., Brossura

    EAN: 9788899782900

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