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Filippo il protagonista di questo racconto, è un uomo che ha oltrepassato la novantina, da circa due anni si è trasferito nella casa di riposo del

paesino dell’entroterra siciliano dove è nato ed è sopravvissuto per vent’anni, si proprio così “sopravvissuto” ma non alla guerra quella che tutti conoscono o ricordano, lui ha combattuto una guerra  fatta di armi diverse, ma non per questo meno orribile e drammatica, costata la vita a migliaia di esseri umani tra cui tantissimi bambini siciliani “indifesi” ricordati da molti come i “carusi della solfara” che sono morti in quei campi di concentramento chiamate miniere.
 

Filippo è stato ed è rimasto ancora oggi, per i segni che porta nel corpo e nell’anima, una vittima di quello sterminio, ma la sorte lo ha voluto risparmiare, malgrado molte volte nella sua disperata solitudine aveva desiderato “la morte”come liberazione, invece è sopravvissuto a quell’olocausto riuscendo dopo molti anni a fuggire lontano da quelle bestie colpiti dalla terribile epidemia della febbre dell’oro giallo, che li rese ricchi grazie al terreno fertile trovato nelle famiglie siciliane povere e prive di istruzione, ma soprattutto grazie agli occhi consenzienti di autorità governative locali, regionali e nazionali che avevano grossi interessi a non smantellare questo status di “ricchezza”, ma così facendo oltre a contribuire all’impoverimento nostro come popolo, furono gli artefici di uno dei capitoli di storia più brutti e vergognosi del nostro Paese.
 

Filippo ricorderà nonostante siano passati più di settantanni quei terribili anni ancora con molto dolore, le violenze e la schiavitù subite insieme ai carusi della solfara, colpevoli solo di essere nati in quella “ricca terra” che non ha saputo farne la propria ricchezza, ma quella di altre nazioni e la disgrazia di avere un “corpo piccolo” utile per estrarre nel minor tempo e costo quell’oro chiamato zolfo.
 

Filippo varca il cancello di una miniera per la prima volta nella sua vita a soli dieci anni e ci rimarrà schiavo per altrettanti anni, nonostante maturi ogni giorno sempre di più la voglia di fuggire, ci rimarrà tutto quel tempo solo per proteggere i suoi due fratelli più piccoli, ma la miniera è imprevedibile basta un nulla e la vita è perduta, ma che valore aveva la vita di quei bambini per quelle persone?
 

Durante quei dieci anni vissuti in quell’inferno Filippo conosce la peggior specie umana, assiste e subisce violenze fisiche e morali, qualcuno sarà anche vittima di violenze sessuali, per questo motivo, Filippo dovrà diventare forte è l’unica possibilità che ha per rimanere vivo e riconquistare la libertà perduta, poiché ha capito che come in natura solo la specie più forte può resistere.
In quelle miniere di zolfo perché furono più di una, svaniscono i suoi sogni di migliorarsi socialmente, lui che aveva appena cominciato ad andare a scuola quando quel maledetto giorno il “reclutatore di bambini” arrivò in paese per rubargli oltre alla libertà anche il suo futuro.
 

Quella mattina però dei colpi di mortaio sparati a festa, annunciano in quella casa di riposo un miracolo per Filippo che conosce Lorenzo un bambino del paese e ...

 

Prefazione di Giusy Panassidi

 

I carusi della solfara. Vergogna e schiavitù

€ 12,00Prezzo
  • Autore: Giusy Panassidi

    Illustratore: Rox Piridda

    Editore: Maurizio Vetri Editore

    Collana: Narrativa

    Anno edizione: 2017

    In commercio dal: 18 dicembre 2017

    Pagine: 72 p., ill.

    EAN: 9788899782221

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